PROGETTO TOPPUNT

1001 è nato sulla concrezione originaria di un impulso privato di Marco Vitale. L'accento sullo spunto iniziale serve a indicare un aspetto del gesto artistico che si è conservato anche nella rielaborazione successiva. Tale aspetto riguarda "il fare i conti con il padre"; anzi, con la "figura paterna", come hanno esplicitamente dichiarato sia Marco Vitale che Rita Gadau (che si è inserita nella performance in un secondo momento). La "figura paterna" fa assumere al "padre" connotati che scavalcano l'ambito personale stretto e alludono alla dimensione più universale del rapporto con il passato e con l'autorità. Marco Vitale scrive una lettera al padre ma non gliela recapita. Pensa di seppellirla in un terreno che è stato di proprietà del padre, nei dintorni della città dove i genitori vivono. La mancata consegna e il seppellimento della lettera nella nuda terra (la "madre" terra, altro elemento di rilievo) caricano di ulteriore forza simbolica il gesto. L'entrata in gioco di Rita Gadau, più che scombinare il piano, lo allarga. La Gadau pensa anche lei di scrivere una lettera al padre e insieme, Vitale e Gadau, concepiscono l'idea di portare ognuno nella terra del padre altrui la propria lettera al padre, da seppellire con un po' di terra di un terreno (del luogo di origine) che appartiene, o è appartenuto, al padre. La performance, con lo scambio dei luoghi (Brindisi con Porto Torres, e viceversa) e il "trapianto" delle terre (la "terra" di Brindisi a Porto Torres, quella di Porto Torres a Brindisi), acquisisce una simmetria (diventa una specie di "chiasmo"). L'idea di seppellire la lettera nella terra è, a mio avviso, la chiave di volta del gesto. Il padre e la madre (quelli simbolici piuttosto che quelli reali, che pure non vengono eclissati) si accoppiano. Quello rappresentato è un'unione simbolica, radicata nella terra. La "valenza", in questo modo, è spostata dal livello familiare a quello artistico. Un artista, anche il più naïf, sempre fa i conti con un maestro o con una maestra (il padre, il principio di autorità) e con il luogo d'origine (la madre, l'humus dove il principio possa attecchire). Il "trapianto", poi, indica nello stesso tempo un distacco e un radicamento in un terreno altro da quello originario. A distanza di circa un anno, le lettere sono state disseppellite. Naturalmente, era già a buon punto, se non concluso, il processo di "assimilazione" delle lettere nella terra. A PROGETTO TOPPUNT (Lecce 28/04/2016), Marco Vitale ha esibito, in una minuscola teca, una reliquia di quella terra e il racconto della lettera al padre sepolta. Nello stesso giorno, a 1001 chilometri di distanza, a Porto Torres, Rita Gadau ha mostrato anche lei un po' della terra in cui aveva "nascosta" la sua lettera al padre; decidendo, però, oltre al racconto, di mettere a disposizione del pubblico le due lettere, la sua lettera e quella di Marco Vitale. Una "rottura di simmetria": una scelta che non intacca, a mio avviso, la forza simbolica della performance duale.