PROGETTO TOPPUNT

Davide Russo è sia un produttore (attraverso il disegno, la pittura, la fotografia …) che un “cacciatore di immagini” fotografiche (cartoline, foto, fototessera …). Su queste ultime agisce con gesti pittorici di vario tipo (acrilico, olio …). A PROGETTO TOPPUNT ha presentato sei immagini collocate su un pannello verticale in maniera platealmente asimmetrica: cinque, accostate l’una all’altra, sono disposte a destra del pannello (rispetto a chi guarda); una sola è a sinistra. C’è una prevalenza di immagini catturate (trovate? comprate? …): una sola, nel gruppo a destra, è una fotografia dell’artista. Tre sono incorniciate, tre non lo sono.

L’assenza di un progetto, dichiarata dall’autore nel titolo, non è credibile. L’assenza di un progetto, dichiarata in un luogo espositivo a scadenza temporale limitata e breve (ogni evento di PROGETTO TOPPUNT è durato circa un paio d’ore), è un progetto. Nelle parole di presentazione, l’autore dichiara, inoltre, di perseguire l’elusione di un fine estetico. Neanche questa dichiarazione è da prendere totalmente alla lettera. Su tutte le immagini, Russo è intervenuto con pittura a olio, o acrilico. Gli interventi, pennellate piuttosto rapide, e non particolarmente curate per creare campiture lisce di colore, danno l’idea di azioni scanzonate che sortiscono esiti differenti: di canzonatura, di messa in evidenza, di collegamento. Mai, però, si avverte una derisione; piuttosto, una compassione. In questo modo, così marchiandole, Russo si appropria delle immagini trovate, e nello stesso tempo le allontana (le respinge).

Propongo due formule (parziali, beninteso):

- gli interventi pittorici di Davide Russo sulle immagini già esistenti sono una reazione scanzonata alla bulimia visiva, che contiene, oltre all’eccesso d’immagini, la freccia temporale (il tempo scorre e le immagini aumentano);

- le foto ritoccate di Davide Russo sono gesti in cui sono indistricabilmente intrecciati l’amore per le immagini e l’odio iconoclasta.